INFO

Nunzio Germino, Napoli, classe 75.

Scuole dell’obbligo, Istituto d’arte, Accademia di Belle Arti di Napoli e poi…

e poi basta, perché bisognava mettersi a lavorare.

E così si sono susseguiti un numero imprecisato di lavori e attività non particolarmente memorabili che hanno richiesto un originale (per usare un eufemismo) trasferimento nella ragione italiana che nessuno sa dove sia (indovinate voi io ci rinuncio).

In ultimo una non trascurabile pandemia globale che ha cambiato prospettive e richiesto un certo spirito d’iniziativa (per non dire pazzia).

Da qui l’idea di partire con l’avventura di Démodé, che è una sorta di ritorno alle origini per chi come me è nato e si è formato all’ombra del Vesuvio, a pochi metri dal famoso mercato delle pezze di Resina, dove gli abiti usati sono diventati, attraverso l’ingegno partenopeo, risorsa economica e simbolo di riscatto sociale.

Insomma una seconda vita, come quella degli abiti usati che ci mettono addosso i sogni e i desideri di qualcun altro in un dialogo globale senza fine, come una connessione che scavalca lo spazio e il tempo.

Si dice che gli abiti che hanno una seconda vita sono di seconda mano. E mi piace pensare che si tratti di una seconda mano del destino, una seconda occasione per ricominciare.

Perché se è vero che la prima volta è la più importante, anche la seconda, come le successive, a volte regala grandi emozioni…